(testi tratti da una ricerca condotta dalle classi III A sp e III I del Liceo "M.Cutelli"  - anno 2002-03)

 

La vita di  C.Salanitro

Carmelo Salanitro nacque ad Adrano il 30 ottobre 1894 da una modesta famiglia artigiana: il padre, barbiere, riuscì con molti sacrifici a mantenere gli studi dei suoi cinque figli. Frequentò le scuole elementari e il ginnasio ad Adrano e il liceo classico ad Acireale dove, nel 1912, conseguì la maturità con ottimi voti. Si laureò in Lettere Classiche presso l’Università di Catania il 10 dicembre 1919 e insegnò latino e greco presso i licei di Adrano, Caltagirone e Acireale.

Di formazione liberale e di educazione cristiana, si occupò sin da giovane anche di politica e nel 1920 venne eletto consigliere provinciale come rappresentante del Partito Popolare. In questa veste cercò di difendere i diritti della povera gente, dei lavoratori senza libertà , di coloro che non traevano, come egli affermava, "dalle loro fatiche quel pane quotidiano che tutti invochiamo la mattina, ma che molti , ohimè, non assaggiano la sera".

Salito il fascismo al potere, non rinunciò ai suoi principi democratici cristiani, anche se nel 1929 abbandonò il Partito Popolare per protesta contro i Patti Lateranensi.

Sposò un'insegnante dalla quale ebbe un figlio, Nicola. Nell’ottobre del 1934, vinto il concorso a cattedra, ritornò ad Acireale, come insegnante di latino e greco nel liceo "Gulli e Pennisi", dove rimase fino al 1937. In seguito si trasferì a Catania, dove insegnò al Liceo Cutelli e  lì iniziarono le sue pene politiche.

Negli anni 1939-40, nemico della guerra e della propaganda bellica che imperversava nell’Italia del tempo e attraverso cui il regime voleva inculcare alla popolazione un’immagine distorta di eroismo e di sacrificio per la patria, si impegnò nella rischiosa diffusione di numerosi bigliettini in cui veniva ripugnata la carneficina che aveva investito l’Europa.

La sua coraggiosa ma pericolosa attività, unita al suo rifiuto di iscriversi al Partito Nazionale Fascista (unico docente a non possederne la tessere nel 1940), gli attirò contro le autorità che, su segnalazione del suo stesso preside, Rosario Verde, lo arrestarono e, giudicatolo colpevole, lo condannarono a 18 anni di reclusione precludendogli per tutta la vita l’ingresso ai pubblici uffici.

Fu recluso nel carcere di Civitavecchia e poi in quello di Sulmona, ddai quali scrisse toccanti lettere ai familiari.

Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, Salanitro fu consegnato dalle autorità fasciste ai tedeschi e deportato prima in Germania, a Dachau, poi in Austria nel campo trincerato di S. Valentino e , infine, in quello di Mauthausen, dove venne ucciso nella camera a gas, la notte tra il 23 e 24 aprile 1945, la vigilia della liberazione italiana.

Biglietti e pensieri per la pace e la libertà

Per sette mesi Salanitro continuò a compiere il suo rischioso lavoro, ma il preside del Cutelli, Rosario Verde, lo tradì e lo denunciò agli uomini dell’ O.V.R.A (polizia segreta del regime, al controllo dell' intera società italiana e degli oppositori ). Il 14 novembre dopo un lungo pedinamento, fu visto deporre uno dei suoi bigliettini in un luogo pubblico e

Le lettere

Dal carcere, dal 1941 al 1943, Carmelo Salanitro inviò alcune lettere ai familiari, che rappresentano un documento del suo pensiero morale e religioso:

alla sorella Maria  (22 giugno1941), scritta sette mesi dopo la sua incarcerazione, in cui del suo stato d'animo fa emergere soltanto il rimpianto per la perduta libertà e il rammarico per essere stato costretto a lasciare la famiglia. Soprattutto nella prima parte iniziale invita caldamente la sorella ad occuparsi dell'educazione di suo figlio Nicola " vi prego di assisterlo nel suo sviluppo fisico, perché cresca sano, robusto.....".

al fratello Nino , in cui esprime delle considerazioni sulla propria condizione di uomo privato della libertà: per far comprendere meglio il suo stato d'animo egli cita Dante " pur di qui, ho dovuto provar come sa di sal lo pane altrui"; ma non si abbandona ad espressioni di disperazione ,ed anzi afferma: "mi sono sempre rialzato ed eretto più fermo e più sereno di prima", " non mi lagno del mio duro Destino"; trova la forza di sopportare e superare la sofferenza nella propria coscienza " dove si accolgono i sogni, le aspirazioni, le idealità..."; afferma che nel suo animo  " non si accoglie né vi alberga la benché minima traccia di rancore, di fiele di odio contro alcuno o contro alcuna cosa", né vi è alcun pentimento per aver ceduto all'impeto e all'entusiasmo che lo avevano portato in carcere "non recrimino contro di me e contro questo mio cuore fatto d' impeti, di slanci..." ; infine si dichiara "schivo di infingimenti ipocriti di seducenti allettamenti, aperto e schietto e del Vero non timido amico" ed esalta, con intensa fede cristiana, la forza purificatrice del dolore che gli permette di sperimentare " l'incrollabile, intensa grandezza e ricchezza d'affetto dei miei consanguinei..." e di sentirsi "più vicino al supremo Iddio..." .

 alla madre ( 27 febbraio 1943), nella quale con un tono più intimo, ma sempre ricco di profonda moralità e religiosità, chiedere comprensione, giustificando il proprio operato con queste parole: "mai ho fatto degli interessi materiali,... la bussola delle mie azioni e dei miei sentimenti e pensieri..." ; cosciente di avere sacrificato ai suoi ideali " il frutto di decenni di sacrifici e di sforzi miei e dei miei genitori", dichiara di non aver voluto "adagiarsi in un'inerzia morale che è peggiore della morte..."; dà una definizione di che cosa significhi per lui vivere: "ecco il ritmo del vivere è mirare a qualcosa che trascenda le forme e i limiti materiali..."; giustifica le sofferenze del presente poiché necessarie per costruire un futuro migliore " cosa sono le nostre pene individuali nell'infinito quadro di dolori e dei travagli con cui la gente di oggi costruisce per quella di domani un avvenire e un divenire migliore e più giusto?"; infine rivolge una preghiera a Dio affinché ricompensi la madre per i sacrifici fatti.

Bibliografia

  1. C.Salanitro, Ideale di pace e sentimento del dolore nell’Iliade, Arti Grafiche Gutemberg, Adrano 1929
  2. C.Salanitro, Attorno alle Georgiche Virgiliane, Napoli, Caltagirone 1933
  3. C.Salanitro, Attorno alle Georgiche virgiliane (premessa di C.Cosentini), in Memorie e rendiconti, Serie III – Vol. II , Accademia di scienze lettere e belle arti degli Zelanti e dei Dafnici – Acireale, Acireale 1982
  4. C.Salanitro, Saggi di letteratura classica (premessa di C.Cosentini), Accademia di scienze lettere e belle arti degli Zelanti e dei Dafnici – Acireale, Acireale 1982
  5. Convegno nazionale "La vita, le opere, l'impegno sociale del prof.Carmelo Salanitro nel centenario della nascita". Atti del Convegno ed altri documenti, a cura dell'Assessorato alla cultura del Comune di Adrano (Catania)
  6. "Carmelo Salanitro martire della liberta’", Assessorato alla cultura del Comune di Adrano (Catania)
  7. C.Cosentini, Lettere dal carcere di Civitavecchia del prof. Carmelo Salanitro ed un ricordo del fratello prof. Antonino, Accademia di scienze lettere e belle arti degli Zelanti e dei Dafnici – Acireale, Acireale 1989
  8. N.Di Francesco, Il costo della libertà (a cura di I.D'Isola, prefazione di R.Mangiameli), Tipolitografia Manganaro-Furci Siculo (ME), 1993 (2001 2^ ed.)
  9. G.Giarrizzo, Catania, Laterza, Bari 1986
  10. M.Micheli, I vivi e i morti, Mondatori, Milano 1967
  11. S.Nicolosi, Uno splendido ventennio, Tringale, Catania 1984
  12. F.Pezzino, Per non dimenticare. Fascismo e antifascismo a Catania  (19191943) ( introduzione di N.Recupero), CUECM, Catania 1992
  13. Memoria e Libertà. In ricordo di Carmelo Salanitro (a cura di S. Distefano e N.Torre), CUECM, Catania 27 gennaio 2001 (opuscolo)